Acqua e piante all’Orto Botanico di Ferrara MAGGIORI DETTAGLI »

L’Orto Botanico di Ferrara nel 2021 compie 250 anni!
Come vorrei poter tornare a visitarlo, passare qualche ora seduta su una sua panchina in compagnia di un buon libro, riposare lo sguardo sul verde e respirare i profumi delle fioriture primaverili.
Al momento non è possibile, allora ho pensato di esplorare un po’ il rapporto tra acqua e piante con questo articolo, partecipando così al concorso creativo.

250 anni dell’Orto Botanico di Ferrara: partecipa anche tu al concorso!

In occasione del suo 250° Anniversario, l’Orto Botanico di Ferrara ha indetto il Concorso: “1771-2021 Orto Botanico di Ferrara in festa. Partecipo anch’io”.  Può partecipare chiunque, gratuitamente, attraverso l’ideazione e la realizzazione di un elaborato creativo che esprima, con la massima libertà espressiva, la visione personale di fantasia nel comunicare come ciascuno interpreta l’Orto Botanico: “L’Orto Botanico per me è…”.
Informazioni e regolamento A QUESTO LINK.

Acqua e piante

L’acqua è indispensabile per la vita delle piante: serve per far circolare il nutrimento e per mantenere attive le funzioni vitali delle cellule, permettendone la riproduzione e la crescita.
(http://archivio.torinoscienza.it/dossier/le_piante_e_l_acqua_3597.html)

Tutti abbiamo avuto qualche pianta di appartamento e ci sarà capitato di commettere qualche omicidio involontario! Le due tipologie di delitto più frequenti sono certamente: per privazione d’acqua e per annegamento! 😉

Proviamo ad esplorare i diversi tipi di piante in relazione al loro rapporto con l’acqua, prendendo come esempio alcune delle piante dell’Orto Botanico di Ferrara: immaginando di scorrere un cursore da “molta acqua” a “pochissima acqua”, andiamo a conoscere le piante acquatiche, quelle delle zone umide, le epifite e carnivore, le piante grasse, sino ad arrivare alle cosiddette piante della resurrezione!

Piante acquatiche

Le piante acquatiche (o idrofite) vivono letteralmente in acqua: nell’Orto Botanico di Ferrara ce ne sono numerose, sia della flora spontanea, che tropicale.

Nella vasca piccola c’è la ninfea bianca (Nymphaea alba), diffusa nelle acque dolci di Europa, Nord Africa e Asia; è una specie rara della flora del Ferrarese, oggi presente solo nelle valli di Argenta, mentre ai primi del ‘900 era diffusissima nei canali di tutta la provincia.

acqua e piante
Ninfea bianca

Poi c’è il cosiddetto “nannufaro”, ossia la ninfea gialla (Nuphar lutea), una pianta acquatica perenne della famiglia Nymphaeaceae, con un ampio areale eurasiatico. Ma anche il quadrifoglio acquatico (Marsilea quadrifolia L.), una felce acquatica perenne appartenente alla famiglia delle Marsileaceae, diffusa nell’emisfero boreale, purtroppo scomparsa dalla provincia di Ferrara e in quasi tutta la regione.

acqua e piante Orto Botanico
Nuphar lutea (da: https://de.unife.it/sma/it/orto-botanico/immagini/foto03.jpg/view)

Nella vasca grande (quella con le tartarughe!) ci sono le ninfee tropicali ed il fior di loto. Le ninfee tropicali provengono da Australia, Estremo Oriente, Africa, e Sud America, dove popolano le acque stagnanti e i corsi d’acqua a flusso lento. I fiori, di vari colori (persino il blu!), si alzano sul pelo dell’acqua di circa venti centimetri e sono prodotti in gran quantità. Le foglie sono grandi e decorative, perché sovente sono colorate, venate di porpora e dentellate sui bordi.

Il fior di loto (Nelumbo) può essere di due specie: Nelumbo nucifera, originaria dell’Asia e dell’Australia, a crescita rapidissima, tipica di stagni e invasi con acque stagnanti o quasi prive di corrente, profondi da 5 cm fino a 3 m; Nelumbo lutea, originaria dell’America centro-meridionale, ma coltivata anche nel Nord America da tempo immemorabile dai nativi per il consumo alimentare dei semi e dei rizomi.

acqua e piante Orto Botanico
Nelumbo nucifera (da: https://de.unife.it/sma/it/orto-botanico/immagini/foto15.jpg/view)
Fior di loto socchiusi

Ma come si distinguono le ninfee dai fior di loto? Le ninfee hanno fiori e soprattutto foglie più piccole del fior di loto; le foglie del loto sono estremamente idrorepellenti e si mantengono sempre pulite, al di fuori del pelo dell’acqua, mentre le foglie delle ninfee spesso sono parzialmente o completamente sommerse; la capsula dei semi del fior di loto è usata nelle composizioni floreali, ha una forma caratteristica e riconoscibile.

Piante delle zone umide

Ai bordi delle vasche sono presenti alcune piante che vivono nelle zone umide, tra cui spicca per importanza il cipresso delle paludi o cipresso calvo (Taxodium distichum L.), un albero delle Cupressacee, nativo degli Stati Uniti sudorientali.

In North Carolina (U.S.A.), vicino a Wilmington, nelle zone umide del Black River esistono antiche foreste di cipressi delle paludi, dove diversi esemplari vantano un’età che supera i 2000 anni ed un esemplare in particolare 2624 anni! Non solo sono tra i più antichi alberi conosciuti nell’America del Nord e tra le più antiche specie di alberi delle zone umide del mondo, ma sono anche maestosi e spettacolari, come si può vedere in questo video.

Piante epifite e carnivore

Le piante epifite (o piante aeree) in natura vivono su altre piante, di solito usate come semplice sostegno e non per procurarsi il nutrimento: vivono prevalentemente sui tronchi o sui rami degli alberi, soprattutto nelle foreste tropicali e subtropicali. Hanno la capacità di incamerare l’acqua presente nell’umidità atmosferica dei climi tropicali. Tra le più famose sicuramente troviamo le orchidee e le bromeliacee, per noi piante decorative da appartamento.

Tillandsia cyanea (da: https://de.unife.it/sma/it/orto-botanico/immagini/foto24.jpg/view)

Piante grasse (cactacee e succulente)

È risaputo che le piante grasse temono l’acqua eccessiva. Nel loro habitat naturale il clima è secco e le piogge sono rare: quindi, per sopravvivere, hanno sviluppato una struttura ad elevata capacità di immagazzinare e trattenere l’acqua, che le rende però incapaci di disfarsi dell’acqua in eccesso.

Per evitare l’eccessiva evapotraspirazione hanno messo in atto diversi adattamenti: le foglie si sono trasformate in spine, gli stomi sono infossati e protetti da peli, molte hanno modificato il loro metabolismo aprendo gli stomi di notte per la cattura dell’anidride carbonica a discapito di una crescita più lenta. I tessuti vegetali si sono trasformati in veri e propri organi di riserva dell’acqua.

Piante non “imparentate” direttamente tra loro, attuando le stesse strategie di adattamento, hanno sviluppato storie evolutive simili, e raggiunto spesso morfologie simili (il cosiddetto processo di “convergenza evolutiva”).

Piante della resurrezione

Gli adattamenti estremi sono attuati dalle resurrection plant, come Selaginella lepidophylla, originaria del deserto di Chihuahua, che si estende tra gli Stati Uniti e il Messico.

E’ chiamata pianta della resurrezione, perché in assenza di umidità si secca completamente, disattivando i processi di fotosintesi e crescita, per poi riattivarli quando si reidrata, tornando metabolicamente attiva. Affascinante, no?

Acqua di irrigazione

Acqua e piante hanno un rapporto molto speciale e molto variabile. E non abbiamo parlato della qualità dell’acqua, che può variare molto in funzione del suo contenuto salino.

L’Orto Botanico di Ferrara per l’annaffiatura delle piante nelle serre utilizza acqua piovana, che viene raccolta dentro una cisterna.

Molte piante, tra cui le epifite e le carnivore, devono infatti essere annaffiate con acqua poco mineralizzata, cioè a bassa salinità: può essere acqua distillata (come la condensa del condizionatore), o acqua piovana, che è naturalmente distillata. L’acqua di rubinetto, invece, ha un contenuto salino, variabile in funzione della provenienza delle acque (fiume o acque sotterranee): questa mineralizzazione è fondamentale per il consumo umano, perché bere acqua distillata sarebbe dannoso per il nostro corpo!


Ringraziamenti

Per questo articolo voglio ringraziare:
una cara amica che, pur volendo rimanere anonima, mi ha dato spunti sull’argomento, aiutandomi con la revisione dei contenuti scientifici ed ispirandomi con la sua energica e travolgente passione per il mondo vegetale;
un’altra cara amica, che mi ha fornito alcune sue fotografie per l’articolo;
l’Orto Botanico di Ferrara per le fotografie di pubblico dominio scaricabili dalla pagina web (quelle con citazione e web link).


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Giornata mondiale dell’Acqua 2021 MAGGIORI DETTAGLI »

Giornata mondiale dell’Acqua 2021

“Valuing water” – “Dare valore all’acqua” è il tema della Giornata mondiale dell’Acqua 2021 (World Water Day) che si celebra il 22 marzo 2021.

Perché il Valore dell’Acqua è molto di più del suo valore economico, esso è soprattutto Valore Ambientale, Sociale e Culturale.

E’ l’insieme di tutti i valori che le persone le attribuiscono, e può variare molto a seconda delle condizioni sociali, ambientali e culturali in cui si vive.

Per dare visibilità a questo valore multidimensionale, è stata lanciata la Campagna social “What does water mean to you’” (Che cosa significa l’acqua per te?) #Water2me, che si concluderà il 22 marzo 2021 e che permetterà con le informazioni raccolte la redazione di un apposito report.

Se vuoi contribuire, vai alla pagina What does water means to you e crea un post sui tuoi social Fb o Twitter con l’hashtag #Water2me.


Cosa posso fare io?

Ok, l’acqua è un tema di rilievo mondiale, con valore ambientale, sociale e culturale, soggetta a diversi rischi (sovrasfruttamento, cambiamenti climatici, inquinamento, …), ma allora….COSA POSSO FARE IO PER L’ACQUA?

Posso informarmi, per diventare più consapevole del suo valore e delle azioni da intraprendere per rispettarla, proteggerla e valorizzarla, sia nella mia quotidianità come singolo abitante del Pianeta, sia nelle mie scelte da cittadino della mia comunità.

Alcune idee:

  1. mettere in atto le BUONE PRATICHE PER IL RISPARMIO IDRICO
  2. scegliere di seguire un regime alimentare a minore impronta idrica
  3. informarmi, attraverso le infinite risorse disponibili sul web, ma anche leggendo libri divulgativi sul tema dell’acqua
  4. percorrere itinerari nella natura che mi permettano di incontrare l’acqua, ammirarla nelle sue forme e coglierne i benefici psico-fisici che sa donare (qui ne trovi un paio);
  5. seguire uno dei tanti eventi organizzati per la Giornata Mondiale dell’Acqua 2021 (qui di seguito alcuni eventi italiani di cui sono a conoscenza).

Eventi italiani – Giornata Mondiale dell’Acqua 2021

Di seguito segnalo alcuni eventi (tutti on-line a causa del COVID) organizzati per onorare la Giornata Mondiale dell’Acqua 2021:


UN World Water Development Report 2021

L’Acqua è una risorsa UNICA e INSOSTITUIBILE.
Essa è alla base della vita, delle società e delle economie, porta con sè molteplici valori e benefici.
Ma a differenza di molte altre risorse, è molto difficile determinarne il vero “valore”.
(https://en.unesco.org/wwap)

Il Report annuale dell’UNESCO (2021 World Water Development Report) che uscirà il 22 marzo 2021 intende analizzare lo stato e le sfide per la valorizzazione dell’acqua trasversalmente a diversi settori e prospettive, ed identificare strategie di valorizzazione utili a raggiungere la sostenibilità.


Valuing Water: a preview of the UN World Water Development Report 2021

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2021 Anno internazionale grotte e carsismo MAGGIORI DETTAGLI »

2021 Anno internazionale grotte e carsismo

Il 2021 è l’anno internazionale delle grotte e del carsismo!

Ad esso è dedicato il portale web International Year of caves and karst – IYCK, curato dall’Unione Internazionale di Speleologia (International Union of Speleology – UIS). Il portale è ricco di risorse ed è stato suddiviso nelle tre sezioni Esplorare, Capire e Proteggere. Alla pagina eventi sono raccolti i siti nazionali di riferimento dove trovare le segnalazioni di nuovi eventi che saranno man mano organizzati fino alla fine del 2021.

L’anno internazionale delle grotte e del carsismo viene celebrato per far conoscere al pubblico non specialista i meravigliosi paesaggi carsici ed i temi di importanza mondiale a loro legati, tra cui quello delle acque sotterranee ospitate nei sistemi carsici.

Le cavità carsiche contribuiscono quotidianamente alla vita di miliardi di persone, perché sono sede di enormi falde idriche sotterranee, spesso di elevata qualità, ma anche molto vulnerabili all’inquinamento, al sovrasfruttamento e ai cambiamenti climatici.

Il tema dell’acqua sotterranea è presentato molto bene nel film-documentario dedicato all’evento, di cui consiglio la visione.


Film ufficiale – 2021 Anno internazionale grotte e carsismo

Carsismo e idrogeologia

Alla pagina di approfondimento Carsismo sono illustrate le peculiarità dei sistemi carsici e le principali metodologie di studio dell’idrogeologia dei sistemi carsici.

Il fascino delle acque sotterranee dei sistemi carsici è descritto magnificamente nel film documentario “Sorella Acqua”, della regia di Alessandro Ingraia, realizzato nell’ambito del progetto L’acqua che berremo – progetto LabDidaMATTM.


Film “Sorella Acqua” – regia di Alessandro Ingraia – progetto L’acqua che berremo

50 anni di progressi nell’idrogeologia carsica

L’ultimo numero della rivista scientifica Hydrogeology Journal è interamente dedicato all’idrogeologia carsica: Five Decades of Advances in Karst Hydrogeology – Hydrogeology Journal (29, 1, February 2021)

Tutti gli articoli scientifici sono accessibili gratuitamente fino al 04/04/2021!


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Giornata mondiale delle zone umide (World Wetlands Day) MAGGIORI DETTAGLI »

La Giornata mondiale delle zone umide (World Wetlands Day) si celebra annualmente il 2 febbraio in occasione dell’anniversario dell’adozione della Convenzione di Ramsar, una convenzione internazionale firmata a Ramsar (Iran) il 2 febbraio 1971, per garantire la tutela e l’utilizzo razionale di tutte le zone umide di importanza internazionale, soprattutto in relazione alla vita degli uccelli acquatici.

La giornata è stata istituita per ricordare il ruolo fondamentale che svolgono questi ambienti: accolgono la più grande biodiversità della Terra, sono fulcro di importanti rotte migratorie degli uccelli acquatici, ma sono anche ecosistemi connessi alle acque sotterranee, e particolarmente sensibili all’impatto dei cambiamenti climatici. 

Cos’è una zona umida?

“…distese di paludi e di acquitrini, di torbiere o di acque naturali o artificiali, permanenti o temporanei, dove l’acqua è stagnante o corrente, dolce, salmastra o salata, ivi comprese distese di acqua marina la cui
profondità, a marea bassa non superi i sei metri.”
(art. 1.1 della Convenzione)

I confini di una zona umida inclusa nella Lista nazionale possono “includere delle zone rivierasche o costiere contigue alla zona umida, ed isole o distese di acqua marina di profondità superiore a sei metri a
marea bassa, circondate dalle zone umide, in particolare allorché dette zone, isole o distese d’acqua, abbiano un’importanza in quanto habitat degli uccelli acquatici.”
(art. 2.1)

Le zone umide incluse nella Convenzione Ramsar sono molto diverse tra loro per struttura, funzione e posizione geografica, dato che interessano tutti i continenti, dalle zone montuose al mare, e includono paludi, fiumi, laghi, mangrovie, barriera corallina e addirittura zone umide create dall’uomo come le risaie e le saline.

Zone umide e acqua

Quest’anno (2021) cade il 50esimo anniversario della Convenzione di Ramsar e la Giornata mondiale delle zone umide è dedicata al tema “Zone umide e acqua” (Wetlands and water): lo spiega in questo video Martha Rojas Urrego, Segretaria Generale della Convenzione.

“Bisogna comprendere meglio e valorizzare quello che le zone umide fanno per l’acqua.
Raccogliendo, immagazzinando, filtrando e restituendo acqua dove e quando serve, le zone umide rappresentano una fonte d’acqua pulita, indispensabile per il funzionamento degli ecosistemi naturali e per le attività umane.

Interconnesse ed inseparabili, l’acqua e le zone umide sono fondamentali per la vita, perché creano gli habitat per il 40% delle specie presenti sul Pianeta.”
Martha Rojas Urrego, Segretaria Generale della Convenzione

Zone umide e acque sotterranee

Le zone umide hanno scambi, continui o intermittenti, con le acque superficiali (fiumi, laghi, ecc…) o con il mare (stagni costieri, valli), ma contemporaneamente sono in connessione con le acque sotterranee.

La sopravvivenza degli ecosistemi delle zone umide dipende in larga parte dalla loro relazione con le acque sotterranee. Impatti sulle acque sotterranee (ad es. riduzione di portate e livelli, inquinamento chimico) possono avere ripercussioni importanti sugli equilibri ecosistemici.

Per questo motivo è stata introdotta la definizione “Ecosistemi dipendenti dalle acque sotterranee” (Groundwater Dependent Ecosystems, GDE) per indicare tutti quegli ecosistemi che hanno bisogno dell’acqua sotterranea per la loro sopravvivenza, ossia per mantenere le loro comunità di piante e animali, i loro processi ecologici e garantire i loro servizi ecosistemici.

Lo studio dei GDE è una branca molto recente dell’idrogeologia.

I GDE possono essere classificati in 3 macro-categorie:

  • di superficie, oltre a sorgenti e fontanili, includono tutte le tipologie di zone umide e sono a loro volta suddivisi in: lacustri, palustri, rivieraschi (di fiume), di estuario, marini;
  • di sottosuolo (vegetazione terrestre con radici che raggiungono la falda);
  • sotterranei profondi (grotte e acquiferi).
Zone umide classificate in base alla tipologia di GDE di superficie (da https://wetlandinfo.des.qld.gov.au/wetlands/resources/training/15-gde-ecology/)

Zone umide e carbonio

Le zone umide immagazzinano il 35% del carbonio terrestre globale, assolvendo così all’importante compito di regolare e mitigare gli impatti
dei cambiamenti climatici.
In particolare le torbiere (cioè i fondi di lago o palude in cui si sono accumulati ammassi vegetali che, decomponendosi, danno luogo alla torba) sono i più ricchi serbatoi di carbonio tra tutti gli ecosistemi terrestri: ne trattengono il doppio di quello presente nell’intera biomassa forestale del mondo e, diversamente dalle foreste, per molto tempo.

(Dato reso noto dal WWF in occasione della Giornata Mondiale delle Zone Umide, 1-2 febbraio 2009)

Zone umide in Italia

Le zone umide sul territorio italiano sono visualizzabili su mappa interattiva nel Geoviewer ISPRA.

Attualmente in Italia sono censite 65 zone umide (53 approvate e 12 in attesa), per un’areale complessivo di circa 82 mila ettari.

Tra le regioni italiane, la massima estensione di zone umide si osserva in Emilia-Romagna, per la presenza di grandi zone umide maggiori di 10.000 ha, fra cui le Valli di Mezzano e le Valli di Comacchio, seguita dalla Sardegna, per la presenza di numerosi stagni costieri.

Zone umide in Emilia-Romagna

In Emilia-Romagna è il Parco del Delta del Po che accoglie la più vasta estensione di Zone Umide di importanza internazionale (Zone Ramsar), che sono:

  1. Salina di Cervia in comune di Cervia (RA) attualmente tutelata come Riserva statale (Stazione Pineta di Classe-Salina di Cervia);
  2. Ortazzo e Ortazzino in comune di Ravenna (Stazione Pineta di Classe-Salina di Cervia);
  3. Piallassa della Baiona e Risega in comune di Ravenna (Stazione Pineta di S.Vitale e Piallasse di Ravenna);
  4. Punte Alberete in comune di Ravenna (Stazione Pineta di S.Vitale e Piallasse di Ravenna);
  5. Valle Santa in comune di Argenta (FE) (Stazione Campotto di Argenta);
  6. Valle Campotto e Bassarone in comune di Argenta (FE) (Stazione Campotto di Argenta);
  7. Valli residue del comprensorio di Comacchio (FE) (Stazione Centro storico di Comacchio);
  8. Sacca di Bellocchio (Stazione Valli di Comacchio e attualmente tutelata come Riserva statale);
  9. Valle Bertuzzi a Comacchio (FE) (Stazione Centro storico di Comacchio);
  10. Valle di Gorino (Stazione Volano-Mesola-Goro).

Certamente tutte queste zone del Delta del Po valgono una visita (anche più di una!) e offrono tantissime opportunità per amanti della natura, appassionati di avifauna (birdwatching), fotografi, cicloturisti ed escursionisti.



Per approfondimenti


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“Se l’acqua ride”: l’antico mestiere dei barcari MAGGIORI DETTAGLI »

Ero nella Biblioteca del mio paese e stavo cercando ispirazione tra le ultime novità…ed ecco la mia attenzione catturata dalla parola “acqua” nel titolo e dalla meravigliosa copertina, non ci ho pensato un secondo e ho portato a casa questo libro: “Se l’acqua ride” di Paolo Malaguti, ed. Einaudi.

“Se l’acqua ride” di Paolo Malaguti, ed. Einaudi

«Poche cose restavano chiare, nella sua mente: che Pellestrina è un’isola magnifica. Che il mare ti entra dentro piú dei fiumi. Che, soprattutto, non avrebbe mai fatto altro nella vita: il barcaro era l’arte per la quale sentiva di essere nato».

È il 1966, l’anno della grande alluvione. Ganbeto conquista i canali sul burchio del nonno Caronte, imparando a vivere a colpi di remo. Paolo Malaguti ha scritto un libro pieno di grazia, l’avventura al tramonto di un mondo che corre sull’acqua osservato dagli occhi piú curiosi che ci siano, quelli di un ragazzino che vuole diventare grande.

Sono convinta che i libri più belli ce li porti il destino, e questo ne è certamente un degno rappresentante!

La storia personale del giovane protagonista (Ganbeto) si intreccia alla storia sociale degli anni ’60, quando il progresso e l’industrializzazione stanno cambiando la società e l’economia. I rapidi cambiamenti interiori dell’adolescente Ganbeto si intrecciano ai cambiamenti sociali ed al declino del mestiere dei barcari veneti causato dall’aumento del trasporto merci via terra.

La prosa è gradevolissima, perchè arricchita da moltissimi termini dialettali (veneti, ferraresi e altri), spiegati ironicamente nel testo e richiamati a fine testo in un “Glossario minimo dei barcari di fiume e bibliografia”.

Il mondo dei barcari è un mondo che corre sull’acqua ed entra a contatto con il mondo sulla terra solamente nei punti di carico e di consegna delle merci trasportate. E’ un mondo affascinante, ed è meraviglioso scoprirlo attraverso questo romanzo, e non solo…

Museo civico della navigazione fluviale

Prezioso custode della memoria dell’antico mestiere dei barcari in veneto è il Museo civico della navigazione fluviale di Battaglia Terme (PD), da cui lo stesso autore Paolo Malaguti ha attinto informazioni e storie per scrivere il suo libro.

L’avevo visitato alcuni anni fa e ricordo ancora la passione con cui i fondatori/volontari del museo mi spiegarono oggetti e storie del museo. Ne consiglio la visita, almeno virtuale per il momento! Il Museo ha un canale youtube dove sono caricate diverse testimonianze degli ultimi barcari veneti.

Museo civico della navigazione fluviale di Battaglia Terme (PD)

Il Museo appartiene alla rete dei musei dell’acqua di Venezia Water Museum of Venice, un museo diffuso sul territorio veneto, tra le province di Venezia, Padova e Rovigo.

Il Water Museum of Venice a sua volta appartiene al Water Museums Global Network.


Leggi anche

Acqua e libri: consigli di lettura


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Report sullo stato delle acque Regione Veneto – 2019 MAGGIORI DETTAGLI »

Pubblicati i report delle acque Regione Veneto – 2019

Sono stati pubblicati e disponibili al download sul portale ARPAV i report ambientali sullo stato e la qualità delle acque della Regione Veneto nel 2019:

Inoltre alla pagina “Acque interne” del portale ARPAV sono raccolti tutti i report disponibili dai primi anni 2000 al 2019 sulle reti di monitoraggio delle acque interne.

Acque sotterranee

Relativamente alle acque sotterranee nel report Qualità delle acque sotterranee del Veneto – Anno 2019 sono illustrati i dati del monitoraggio misurati sulla rete di monitoraggio regionale:

  • QUALITATIVO: chimismo delle acque sotterranee analizzato su campioni prelevati da 289 punti (sorgenti, pozzi e piezometri), 2 campionamenti all’anno;
  • QUANTITATIVO: soggiacenza e livello piezometrico rilevati in 213 punti di misura (pozzi e piezometri), 2 misure all’anno.
report acque Veneto 2019
Rete di monitoraggio delle acque sotterranee della Regione Veneto (da: https://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/acqua/acque-interne/acque-sotteranee/la-rete-di-monitoraggio)

Open data sulle acque

Alla pagina Open data – Idrosfera sono raccolti tutti gli open data della Regione Veneto (elaborati da ARPAV) relativi alle acque, differenziate in:

  • corsi d’acqua
  • laghi
  • acque sotterranee
  • acque marino-costiere
  • acque di balneazione
  • acque di transizione
  • acque idonee alla produzione di acque destinate al consumo umano
  • acque destinate alla vita dei molluschi
  • acque destinate alla vita dei pesci
  • elenco depuratori pubblici
  • concentrazione di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nelle acque prelevate da ARPAV

disponibili a partire da fine anni ’90, inizio anni 2000, sino al 2019.

Open data acque sotterranee


Leggi anche

Approfondimenti sul monitoraggio delle acque sotterranee

Dati ambientali acque Emilia-Romagna 2019


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Dati ambientali acque Emilia-Romagna 2019 MAGGIORI DETTAGLI »

Pubblicati i dati del 2019

Sono stati pubblicati e disponibili al download sul portale ARPAE i dati ambientali raccolti sulle reti di monitoraggio delle acque della Regione Emilia-Romagna nel 2019:

Inoltre alla pagina “Temi ambientali – ACQUA” del portale ARPAE sono raccolti tutti i dati disponibili dal 2010 al 2019 su queste reti di monitoraggio delle acque.

Acque sotterranee

Relativamente alle acque sotterranee sono disponibili i dati del monitoraggio:

  • QUALITATIVO: chimismo delle acque sotterranee analizzato su campioni prelevati da 475 pozzi della rete di monitoraggio e 2 sorgenti (colore verde nella mappa), 2 campionamenti all’anno;
  • QUANTITATIVO: soggiacenza e livello piezometrico rilevati in 494 pozzi e 2 sorgenti della rete di monitoraggio (colore rosso nella mappa), 2 misure all’anno .
Dati ambientali acque 2019
Rete di monitoraggio delle acque sotterranee della Regione Emilia-Romagna

Report ARPAE sulle acque

Alla pagina https://www.arpae.it/report_ambientali_full.asp?idlivello=1705&tipo_elenco=rep_ambientale&idmateria=2 sono raccolti tutti i report ambientali sulle acque della Regione Emilia-Romagna elaborati da ARPAE, differenziati in:

  • acque sotterranee
  • acque di transizione (lagune, valli, …)
  • acque superficiali fluviali
  • acque superficiali lacustri.

Report ARPAE sulle acque sotterranee


Monitoraggio acque sotterranee

Clicca qui per approfondimenti sul monitoraggio delle acque sotterranee.

Report sullo stato delle acque Regione Veneto – 2019


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La Natura sta parlando – Nature is speaking MAGGIORI DETTAGLI »

Oggi mi sono imbattuta per caso in questi splendidi video di pochi minuti che compongono la serie Nature is speaking (La Natura sta parlando), prodotta da Conservation International (CI) per sensibilizzare al rispetto della Natura.

In ciascun video un personaggio famoso interpreta un elemento del nostro Pianeta, vi propongo subito il mio preferito, indovinate qual è?! L’acqua, interpretata da Penélope Cruz.

Acqua – La Natura sta parlando

Ho trovato il testo molto significativo:

[english]
I am WATER. To humans I am simply, just, there. I am something they just take for granted, but there is only so much of me, and more and more of them every single day.
I start as rain in the mountains, flow to the rivers and streams and end up in the oceans, then the cicle begins again. And it will take ten thounsands years to get back to the state I am in now.
But to humans? I am just WATER, just there.
Where will humans find me when there are billions more of them around? Where will they find themselves? Will they waige wars over me, like they do over everything else? That’s always an option, but it’s not the only option.
NATURE DOES NOT NEED PEOPLE. PEOPLE NEED NATURE.

[italiano]
Io sono ACQUA. Per gli esseri umani io sono semplicemente qui. Sono qualcosa che loro danno per scontata, ma c’è una quantità limitata di me, e sempre più di loro ogni singolo giorno.
Inizio come pioggia sulle montagne, poi scorro nei torrenti e nei fiumi, e finisco dentro agli oceani, poi il ciclo ricomincia. E ci vorranno diecimila anni per farmi ritornare al punto in cui mi trovo adesso.
Ma per gli uomini? Sono semplicemente acqua, semplicemente qui.
Dove mi troveranno gli umani quando ci saranno altri miliardi di loro sulla terra? Dove troveranno loro stessi? Cominceranno delle guerre per me come per ogni altra cosa? Questa è sempre un’opzione, ma non è l’unica opzione.
LA NATURA NON HA BISOGNO DELLE PERSONE. LE PERSONE HANNO BISOGNO DELLA NATURA.

Restando sull’elemento acqua, troviamo “Harrison Ford is THE OCEAN“:

Oceano – La Natura sta parlando

e “Liam Neeson is ICE“:

Ghiaccio – La Natura sta parlando

Ma forse il video con il testo di maggiore impatto è quello di Madre Natura (Mother Nature), interpretata da Julia Roberts.

Madre Natura – La Natura sta parlando

[english]
Some call me Nature, others call me Mother Nature.
I’ve been here for over four and a half billion years, twenty-two thousand five hundred times longer than you.

I don’t really need people, but people need me. Yes, your future depends on me: when I thrive, you thrive; when I falter, you falter or worse. But I’ve been here for aeons, I have fed species greater than you, and I have starved species greater than you.
MY oceans, MY soil, MY flowing streams, MY forests, they all can take you or leave you.
How you chose to live each day, whether you regard or disregard me, doesn’t really matter to me. One way or the other, your actions will determine your fate, not mine.
I am Nature. I will go on.
I am prepared to evolve. Are you?

[italiano]
Alcuni mi chiamano Natura, altri Madre Natura.
Esisto da oltre 4 miliardi e mezzo di anni, ventiduemila e cinquecento volte più di voi.
Non ho veramente bisogno degli umani, ma gli umani hanno bisogno di me. Si, il vostro futuro dipende da me: quando io prospero, voi prosperate, quando io vacillo, voi vacillate o peggio ancora. Ma esisto da eoni,ho nutrito specie più grandi di voi, ho fatto morire di fame specie più grandi di voi.
I MIEI oceani, il MIO suolo, i MIEI fiumi che scorrono, le MIE foreste, tutti loro possono tenervi o abbandonarvi.
Come decidete di vivere ogni giorno, se portandomi rispetto o meno, non mi importa realmente. In un modo o nell’altro, le vostre azioni determineranno il vostro destino, non il mio.
Sono la Natura. Andrò avanti.
Sono pronta ad evolvermi. E voi lo siete?

E ce ne sono molti altri: FORESTE, FIORI, SUOLO, BARRIERA CORALLINA, … a mio parere tutti molto suggestivi. Vi invito a sceglierli in base ai vostri gusti: alla pagina Nature is speaking (La Natura sta parlando) sono raccolti tutti. Buona visione!


Altre risorse video

HOME by Yann Arthus-Bertrand (2009)

Per chi è interessato ad altre risorse video di sensibilizzazione ai temi ambientali, sicuramente merita di essere ricordato il meraviglioso film documentario HOME del regista Yann Arthus-Bertrand, che è uscito nel 2009 ma purtroppo rimane molto attuale.

HOME dà una visione panoramica e globale del pianeta Terra e dei danni causati dall’umanità moderna, attraverso una narrazione della storia del pianeta, e contemporaneamente di natura, agricoltura, esseri umani, ma anche di problemi globali come distruzione degli habitat, esaurimento delle risorse energetiche, cambiamenti climatici, degrado dell’ambiente naturale, della salute umana, disparità economica e molto altro.

Sia le immagini che la musica meritano la visione e producono un effetto di grande impatto per lo spettatore, raggiungendo lo scopo di sensibilizzare su questi temi globali ed aumentare la consapevolezza.

Home – film di Yann Arthus-Bertrand (2009)

Buona visione!


Articoli recenti IdrogeoBlog

La meravigliosa Cascata dell’Acquacheta – Appennino Romagnolo MAGGIORI DETTAGLI »

Cascata dell’Acquacheta: perchè visitarla!

Semplicemente imperdibile, la cascata dell’Acquacheta deve essere visitata almeno una volta nella vita! Perchè?

Ecco una lista di validi motivi:

  • si trova nella stupenda vallata del Fiume Montone, Appennino Romagnolo (provincia di Forlì-Cesena)
  • per raggiungerla si percorre un itinerario escursionistico molto gradevole, sempre a contatto con l’acqua, la sua sonorità e i suoi molteplici colori
  • è compresa all’interno del meraviglioso Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e del Monte Falterona e Campigna
  • è un Geosito della Regione Emilia-Romagna
  • è compresa in un sito della Rete Natura 2000 (a tutela degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario)
  • tutta la valle dell’Acquacheta ha un interesse storico legato alla presenza dei monaci Benedettini, il borgo de I Romiti è sorto infatti nel XV secolo sulle rovine dell’eremo del Monastero di San Benedetto in Alpe, nel quale aveva trovato rifugio Dante durante l’esilio da Firenze
  • infine, è famosa per essere citata da Dante Alighieri nella Divina Commedia (Inferno XVI, 94-102)

Come quel fiume c’ha proprio cammino
prima dal Monte Viso ‘nver’ levante,
da la sinistra costa d’Apennino,
che si chiama Acquacheta suso, avante
che si divalli giù nel basso letto,
e a Forlì di quel nome è vacante,
rimbomba là sovra San Benedetto
de l’Alpe per cadere ad una scesa
ove dovea per mille esser recetto;
così, giù d’una ripa discoscesa,
trovammo risonar quell’acqua tinta,
sì che ‘n poc’ora avria l’orecchia offesa.

Come raggiungerla

Per raggiungerla si parte a piedi dall’abitato di San Benedetto in Alpe, imboccando il sentiero CAI 407 che viaggia in direzione ovest parallelo al corso del Torrrente Acquacheta. Si mantiene questo sentiero per circa 4 km, camminando a lato del fiume, per lo più immersi nel bosco, accompagnati del rumore dell’acqua e da splendide fioriture di sottobosco.

Lungo il greto del corso d’acqua si susseguono numerose morfologie di erosione, con pozze limpidissime, rapide ed affioramenti rocciosi modellati in vario modo dalle acque.

Nell’ultimo tratto ci si inerpica un po’ su un paesaggio più roccioso, per raggiungere il punto panoramico sulla cascata (sull’altro versante): non si può certo sbagliare, l’imponente salto della cascata (circa 70 metri!) vi lascerà a bocca aperta!

Poco oltre si arriva ad un laghetto con la cascata del Torrente Lavène, detta “cascata piccola” (salto di circa 20 metri), che secondo me è un vero gioiellino! D’estate qualcuno si rinfresca nelle acque del laghetto.

Se si prosegue, attraversando l’alveo del Torrente Lavène e risalendo un poco lungo il sentiero, si raggiunge la Piana dei Romiti, da cui si può vedere il salto della cascata dall’alto, una splendida vista panoramica sulla valle dell’Acquacheta.

Si può rientrare per lo stesso percorso (consigliato), oppure (se ben allenati e con ore di luce a disposizione) si può chiudere l’anello prendendo il sentiero CAI 409, ma attenzione che aumentano i km e il grado di difficoltà (si aggiunge una parte in salita e un ultimo tratto in ripida discesa).

Quando andare

La tarda primavera (aprile – maggio) è la stagione ideale per godere di splendide fioriture e contemporaneamente apprezzare la maestosità delle cascate. Questa infatti dipende dalla portata del torrente: attenzione che, se andrete nell’estate inoltrata (o a primavera ma dopo un inverno molto siccitoso), potreste rimanere un po’ delusi. Ma se la primavera è stata generosa di piogge (e meglio ancora se durante l’inverno ha nevicato abbondantemente), anche a tarda primavera la portata del torrente sarà buona. (Le mie foto sono del 1° giugno 2019, dopo un maggio di piogge abbondanti)

Invece, se le piogge autunnali iniziano presto, potreste approfittare di una giornata soleggiata di autunno (non andateci con la pioggia!) e godere degli splendidi colori autunnali dei boschi (foliage).

Idrologia e geologia

Il torrente Acquacheta raccoglie le sorgenti del Fiume Montone, di cui è affluente sinistro. Il Montone da San Benedetto in Alpe raggiunge la città di Forlì lambendone a occidente il centro storico, dopo aver ricevuto il Fiume Rabbi (che si sviluppa nella vallata parallela). Da qui in poi scorre in pianura in direzione di Ravenna, dove unendosi al Fiume Ronco origina i Fiumi Uniti, che sfociano nel mare Adriatico.

La valle del torrente Acquacheta è incisa profondamente nella Formazione Marnoso Arenacea (formazione sedimentaria in facies di flysch, costituita da un’alternanza ritmica di arenarie e marne che si depositarono su fondali profondi -ambienti di piana bacinale- durante il Miocene).

E’ una tipica valle a sezione asimmetrica: il versante destro, segnato da una stratificazione a reggipoggio, è molto dirupato e prevalentemente rivestito da bosco, mentre il versante sinistro, rivestito da arbusteti, prati e pascoli, presenta morfologie più dolci il cui andamento rimarca quello delle superfici di strato, disposte a franapoggio.

La cascata dell’Acquacheta è di una bellezza singolare: le acque si diramano su uno spettacolare affioramento roccioso, scorrendo sulle superfici di strato inclinate verso ovest e allargandosi sull’affioramento a creare numerosi rami. La Formazione Marnoso-Arenacea ha un ruolo chiave nella morfologia della cascata: l’alternanza di livelli arenacei, più resistenti all’erosione, e marnosi, più facilmente erodibili, ha determinato una successione di piccoli salti d’acqua e ripidi scivoli e la strutturazione della cascata ad ampia gradinata.

La cascata nasce nella Piana dei Romiti, un’area pianeggiante e umida che rappresenta il riempimento alluvionale di un antico bacino lacustre generato da frana di sbarramento, che causò contestualmente l’origine alle cascate: il corpo di frana, sceso dal colle del Sodaccio, sbarrò il corso del fosso Acquacheta, deviandone le acque sull’adiacente balza posta all’estremità orientale della piana, obbligando il nuovo corso dell’Acquacheta a scendere sul ripido affioramento roccioso.

Infine, per chi fosse interessato ad approfondire i temi geologici ed idrogeologici della vallata, consiglio lo studio Alto Bacino del Fiume Montone, Cartografia idrogeologica per la protezione delle risorse idriche sotterranee delle unità torbiditiche (Regione Emilia-Romagna, 2012).


Risorse web


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Le cascate del Dardagna – Appennino Tosco-Emiliano


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Le cascate del Dardagna – Appennino Tosco-Emiliano MAGGIORI DETTAGLI »

Se vi è una magia su questo pianeta, è contenuta nell’acqua
(Loren Eiseley)

La montagna, la natura e il trekking sono una mia grande passione: da qui l’idea di creare il tema “Acqua e passi”, dove raccogliere alcuni itinerari escursionistici o turistici in cui l’elemento ACQUA è protagonista.

Voglio cominciare dalle spettacolari Cascate del Dardagna, un luogo splendido della mia regione e del mio amato Appennino Tosco-Emiliano.

Cascate del Dardagna: come raggiungerle

Per visitare le cascate, da Vidiciatico (BO) si prende la S.P. 71 o del Cavone, e poi si può lasciare l’auto nel parcheggio del Centro Visite di Pian d’Ivo del Parco Regionale del Corno alle Scale o nei pressi del santuario della Madonna dell’Acero.

Dopo una visita al suggestivo santuario della Madonna dell’Acero, per visitare le cascate si prende il sentiero CAI 331 e si segue l’itinerario escursionistico descritto alla pagina web del comprensorio del Corno alle Scale, che nella sua prima parte è accessibile a tutti e permette di raggiungere la prima spettacolare cascata.

Nella seconda parte il sentiero CAI 333 si arrampica dentro un meraviglioso bosco di faggi, costeggiando il corso d’acqua e presentando punti ripidi, anche se addolciti da scale e corrimano. Quindi può essere percorso solo da persone in buona forma fisica e dotate di scarponi. Lo spettacolo offerto dalle cascate è davvero unico: il Torrente Dardagna compie sette sbalzi, e il sentiero li costeggia tutti.

Geologia delle cascate del Dardagna

Il Torrente Dardagna nasce alle pendici del Corno alle Scale, precisamente nell’ampia e complessa conca glaciale tra il Corno alle Scale ed il Monte Spigolino (tra questi due troviamo le cime del Monte Cupolino e Monte Cornaccio); la testata della Valle del Dardagna è un GEOSITO della Regione Emilia-Romagna.

Poco più in basso della conca glaciale, la valle del Torrente Dardagna subisce un repentino restringimento della sezione, con una sorta di soglia significativamente segnata lungo il fondovalle dal forte dislivello su cui scendono le Cascate del Dardagna.

La Cascate del Dardagna sono un GEOSITO della Regione Emilia-Romagna.

L’origine delle cascate è legata a più fattori, tra cui:

  • il forte dislivello esistente tra la conca sommitale e le zone vallive intermedie: le acque superano infatti, mediante la successione di salti e rapide (intervallati da pozze con forme del tipo “marmitte dei giganti”), un dislivello complessivo di oltre 100 m, con uno sviluppo in pianta di circa 300 m
  • la struttura del substrato geologico: le Arenarie del Monte Cervarola sono infatti “ammassi rocciosi strutturalmente ordinati costituiti da alternanze tra livelli lapidei (es: arenarie cementate, calcareniti, calcilutiti, ecc.) e livelli pelitici, con livelli lapidei prevalenti: rapporto L/P > 3.” Alla sommità dei salti maggiori si nota la presenza di strati arenacei di grande spessore, la cui elevata resistenza all’azione erosiva dell’acqua, determina sul fondo del greto una sorta di soglia più tenace che determina un gradino su cui si imposta il salto della cascata.

Dopo un viaggio di circa 15 km, in località di Rocchetta il Torrente Dardagna si unisce al Torrente Leo, che poi in località Montespecchio si unisce al Torrente Scoltenna, formando così il Fiume Panaro.


Risorse web


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